Quanto può essere praticabile la scelta di vivere da single? Possiamo davvero fare a meno di una vita di coppia?
Si dice che l’essere umano nasca per accompagnarsi, per amare e per riprodursi, ma cosa succede se vogliamo fare una scelta diversa da quella segnata dal mainstream?
Ne parlo in questo articolo, dove andrò anche a scomodare qualche dato tratto da alcune ricerche che hanno indagato sulla questione felicità e vivere da soli.
Cosa rende i single felici di esserlo?
Perché stando al numero crescente delle persone che da anni ormai fanno questa scelta di vivere da soli, è il caso di dire che essere single sembra proprio una condizione molto più allettante di quello che si pensa per pregiudizio sociale.
E non restringiamo il fenomeno solo a una nazione in particolare. Per esempio, volendo partire da una regione geografica piuttosto estesa, negli States il numero di adulti dai 18 anni in su non sposati è quasi uguale a quello dei coniugati.
E secondo i dati pubblicati dal General Social Survey, la percentuale di adulti che non vivono una relazione sentimentale stabile supera il 35%.
Perché aumentano le persone che scelgono di rimanere single?
Naturalmente parliamo di una scelta attiva, ossia determinata dalla propria volontà, anche quando non propriamente consapevole. Perché è pur vero che spesso pensiamo di volere una cosa ma in fondo a noi stessi non la vogliamo veramente. E guarda caso, questa cosa non capita. Ma non c’entrano nulla l’universo, la legge dell’attrazione, il “mistero della fede”. C’entra piuttosto la nostra energia.
Si tratta di noi e del nostro potere motivazionale che disinteressato si spegne e diventa non azione, non agire, semplicemente. Perché quando vogliamo qualcosa, andiamo a cercarla per mari e monti. Ma se non la vogliamo, restiamo fermi dove siamo.
Con la stessa inconsapevolezza, poi, ci raccontiamo di quanto ci fa stare male questa carenza… perché fa strano agli occhi degli altri non volere quello che vogliono loro, una persona accanto, una casa insieme, dei figli… e allora bisogna giustificare che la ragione non risiede tanto nella nostra volontà, quanto piuttosto nel più crudele destino che non esiste una persona così tanto interessante, o che valga la pena, che ancora dobbiamo riprenderci dalla delusione dei 16 anni, che sono tutti “strani”, ecc.
Ma torniamo al motivo per cui aumenta il numero dei single. Malgrado tutti i vari nodi del caso, economici, sociologici, demografici, religiosi e culturali, il fenomeno è di natura psicologica.
La verità è che per molte persone, un numero che cresce sempre più, la vita da single è una condizione felice.
Cosa dicono gli studi sulla condizione da single?
Un bel libro, “Happy Singlehood: The Rising Acceptance and Celebration of Solo Living”, scritto dal sociologo Elyakim Kislev, nasce sulla scorta di alcune sue ricerche che portano lontano dai soliti cliché la vita da single.
Il Professor Kislev va a fondo sulla questione e ci scrive un libro che nasce da un’analisi di circa 300.000 persone di 32 Paesi europei che hanno partecipato all’European Social Survey tra il 2002 e il 2016.
Al centro della survey solo persone di età superiore ai 30 anni, chiamate a esprimersi su alcuni temi legati alla felicità, alle relazioni interpersonali, ai valori, alla percezione di sé e alla soddisfazione per il proprio lavoro.
Perché solo le persone più adulte sono state messe al vaglio della ricerca sul vivere da single?
L’obiettivo geniale di Kislev è stato quello di mettere in risalto la differenza tra l’essere single a 20 e a 30 anni, quindi di capire se e come i single raggiungono la felicità quando l’essere e vivere da single diventa sempre più difficile.
Quando si è ancora molto giovani non si diventa motivo di frustrazione della famiglia, o della più scanzonata curiosità degli amici “sistemati”.
Segnato il traguardo dei 30, invece, sembra alzarsi un bel gran polverone del tormento, agitato dalla condizione persistente da single. Perché ancora non ci si crea una relazione stabile, non si va a convivere, non ci si sposa e non si mette su famiglia. Insomma sembra proprio che esista un decalogo del vivere bene sostenuto da “step” validi per tutti.
Ecco perché rende felici vivere da single
Dall’analisi di Kislev le persone single felici sono quelle più realizzate sul lavoro, più coinvolte da una forte passione e/o apprezzate da amici, colleghi e dalla famiglia d’origine.
Contrariamente a ogni forma di pensiero standard che vorrebbe i valori tradizionali come fonte di sicurezza, Kislev ha riscontrato che i single tengono molto di più ai valori come la libertà, la creatività e allo sperimentare nuove sensazioni.
Certo è vero che anche per le persone sposate, o in una relazione stabile, contano molto l’apprezzamento degli altri, il sentirsi bene e appagati con sé stessi. Ma la differenza, fa notare il sociologo, sta proprio nella misura in cui questi fattori di felicità riempiono la vita. E infatti, per ovvi motivi, le persone single dedicano più tempo ed energia ai nuovi incontri e a coltivare i rapporti già esistenti.
Restare un po’ single dentro, anche da sposati
Ma non è dato sapere se questo accade perché si è single, e quindi più stimolati a cogliere il bello intorno, o perché si è solo più predisposti per un certo tipo di vita che non è quella matrimoniale.
A me piace pensare che non ci sia bisogno di assodare la felicità di chi sceglie come vivere la propria vita attraverso alcuna ricerca a sostegno della teoria x o y che stabilisce il confine tra una cosa e l’altra.
Vivere da single o vivere in coppia. Si può essere felici sempre se in quel momento è ciò che sentiamo più autentico.
Preferisco vedere nel genere umano la sconfinata varietà delle sfumature che oggi mette al centro l’individualità e il rispetto per tutte le normali diversità. Non esiste alcun decalogo della felicità, siamo tutti un work in progress.
La sensazione di felicità non è tanto data dalle circostanze esterne, dallo status o dal numero dei figli, quanto piuttosto dal riconoscerci anche a distanza di tempo, nelle scelte che abbiamo fatto, consapevoli di quello che volevamo davvero in quel momento.
Restare un po’ single dentro… potrebbe essere questo il segreto per una vita appagante anche dopo tanti anni di matrimonio?
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