Siamo fatti di storie, le storie ci appartengono da sempre perché sono il frutto universale della mente che vuole attribuire un significato alle persone, agli eventi, alle relazioni, alle emozioni e alle sofferenze.
La “storia” entra anche nella stanza dello psicoterapeuta che, attraverso la terapia narrativa e dei vari metodi in cui agirla, può trattare il disturbo.
La storia può avvalersi di parole scritte oppure del racconto orale, ma può usare anche immagini simboliche, metaforiche, potenti conduttori di significati capaci di sciogliere nodi intraducibili a un livello cosciente.
Terapia Narrativa e Psicologia
Fin dai tempi di Omero narrare significa catturare l’attenzione e il coinvolgimento di chi ascolta, ma anche lasciare una traccia memorabile.
Ma cosa c’entra la narrazione con la psicoterapia?
La narrazione è la base di ogni terapia, elemento imprescindibile per costruire il legame tra psicoterapeuta e paziente, e per indurre il cambiamento attraverso lo stilema tipico della narrazione.
Come premesso, la narrazione può essere sia scritta sia orale ma anche agita attraverso le immagini, come abbiamo visto parlando della terapia con le Carte Dixit.
Cosa possiamo ottenere mediante la narrazione?
La narrazione ha una funzione di stimolo sia in chi crea la storia sia in chi la ascolta, e crea condivisione di emozioni e significati.
La terapia narrativa – usando la narrazione nella forma più appropriata in relazione al paziente e alle sue modalità comunicative – diventa lo strumento per
- rielaborare le sofferenze, i traumi e le esperienze più impattanti
che lavorano nel sottobosco della coscienza, quindi restando intrappolate nel subconscio, compromettendo l’equilibrio personale e le relazioni con gli altri.
Durante la psicoterapia, il paziente narra di sé e delle sue problematiche mentre il terapeuta ascolta; tuttavia vi può essere un interscambio che permette al terapeuta di restituire al paziente una versione rielaborata della sua storia e della sua sofferenza.
“L’uomo è narrativo per natura”
“…cominciamo a raccontare storie su noi stessi prima ancora di vivere realmente un evento.” (Alan Parry, 1977)
Questo ci dà la misura di quanto siamo noi stessi a costruire una realtà narrativa, spesso fatta di storie immaginarie,
con la nostra “impalcatura interna”, con le nostre emozioni e predisposizione mentale.
Insomma, la storia fa parte di noi sin dagli albori e diventa lo strumento terapeutico nel gioco finzione/realtà (Yalom, 1998) attraverso l’uso di vari espedienti che possono agevolare la narrazione.
Il rapporto tra realtà e storia fantastica, che arricchisce quella stessa realtà, fa sì che si possa entrare in una dimensione “altra”, trasformata e resa fruttuosa ai fini della terapia.
La narrazione diventa così un mezzo per capire/svelare il significato che diamo alla realtà; raccontarsi diventa il modo per raffigurare il proprio passato, riportarlo nel presente per rielaborarlo e prospettare un futuro.
La Terapia Narrativa di Milton Erickson attraverso le storie metaforiche
La narrazione come strumento di cura trova applicazione anche e soprattutto nelle terapie di Milton Erickson, padre dell’ipnosi moderna nonché famoso narratore di storie metaforiche.
Durante le sedute terapeutiche, Erickson usava spesso la narrazione al posto dell’ipnosi.
La Narrazione Metaforica
La narrazione metaforica come strumento di ridefinizione e cambiamento usa le figure retoriche come mezzo per riflettere su sé stessi, sulle proprie emozioni e sul proprio passato.
Tra queste, le metafore sono forse le più potenti nel favorire cambiamenti evolutivi, nell’aprire varchi per entrare nei luoghi più remoti della mente, nel preconscio, dove attingere alle preziose risorse che appartengono al paziente ma di cui ne è inconsapevole.
Metafore, immagini ed espressioni creative sono la porta attraverso la quale far uscire anche quelle emozioni che teniamo nascoste.
Possiamo usare le metafore per rappresentare l’identità, le relazioni e gli eventi della vita: dalla nascita al lutto, dall’unione all’abbandono.
Rappresentazioni metaforiche illustrate sono anche le immagini artistiche e simboliche delle carte Dixit che innescano stimoli suggestivi, capaci di attivare delle reazioni emotive ancor prima della comprensione / riconoscimento ed espressione orale; capaci di proporre e stimolare situazioni di auto-narrazione in un contesto individuale e di gruppo.
La scelta della carta con disegni artistici ed evocativi avviene in funzione dell’attrazione che essa esercita senza che ci rendiamo conto del motivo a livello conscio. Ma in base a quella carta possiamo ricevere importanti stimoli per costruire la nostra storia.
La Folk-Therapy e la Biblioterapia
La terapia narrativa passa anche per la folk-therapy, una forma di narrazione in cui il terapeuta racconta storie tradizionali poi rinarrate e interpretate dai pazienti a scopo terapeutico.
La biblioterapia, invece, fonda la sua ragion d’essere sulla funzione terapeutica di ascoltare e leggere testi per definire il sé, rielaborando concetti attraverso uno scambio ricco di riferimenti letterari che mette in relazione la costruzione delle storie con lo sviluppo della personalità.
Terapia Narrativa attraverso la scrittura
La terapia narrativa attraverso la scrittura è un altro approccio molto usato all’interno di vari orientamenti psicoterapeutici, come strumento integrante per la terapia individuale, di coppia, familiare o di gruppo.
La scrittura è uno strumento molto utile nel creare le condizioni ottimali affinché avvenga un cambiamento nello stato di sofferenza del paziente.
Quando diventa difficile e faticoso parlare delle proprie sofferenze, trovare il coraggio o le parole giuste per raccontarle, lo specialista propone la scrittura come mezzo attraverso il quale esprimere emozioni e vissuti.
A seconda degli obiettivi terapeutici e delle inclinazioni del paziente possono cambiare gli approcci alla scrittura-terapia, quindi gli scritti possono assumere varie forme:
- diario / report
- scrittura epistolare tra paziente e psicoterapeuta, verso persone importanti, tra parti di sé
- scrittura automatica nel contesto della terapia ipnotica
- scrittura programmata
- scrittura creativa (scrittura di racconti di fantasia).
L’Autobiografia, la narrazione della propria storia di vita
L’autobiografia nella terapia narrativa è uno degli approcci più usati per rielaborare il sé e stimolare una trasformazione, perché permette al paziente di essere ascoltato in un contesto “libero” e protetto.
Vi possono essere diversi piani narrativi funzionali al racconto di sé, in prima o terza persona; mentre quello in prima persona implica un maggior coinvolgimento, quello in terza lascia una distanza tra sé e gli eventi, stimolando la libera associazione e la rielaborazione dei fatti accaduti.
L’autobiografia nella terapia narrativa è uno degli approcci più usati per rielaborare il sé e stimolare una trasformazione, perché permette al paziente di essere ascoltato in un contesto “libero” e protetto.
Vi possono essere diversi piani narrativi funzionali al racconto di sé, in prima o terza persona; mentre quello in prima persona implica un maggior coinvolgimento, quello in terza lascia una distanza tra sé e gli eventi, stimolando la libera associazione e la rielaborazione dei fatti accaduti.
La differenza tra scrivere e raccontare
Se dovessimo stabilire quale delle due forme di terapia narrativa è migliore, dovremmo considerare alcuni fattori impliciti alla scrittura e al racconto orale.
La scrittura:
- richiede più tempo
- è più lenta
- ha un effetto di integrazione dell’esperienza del paziente e della sua identità.
La narrazione orale in terapia:
- si gioca nel qui e ora, è immediata e spesso più fruttuosa perché nasce spontanea
- crea giocosità
- richiede un’immediata apertura verso chi ascolta e presuppone anche una condivisione in tempo reale.
Soprattutto nei gruppi, lavorare con la narrazione orale è molto positivo perché permette di attivare risorse, rispecchiarsi e condividere la storia dell’altro.
La Terapia dell’Esposizione Narrativa (NET)
Si chiama Terapia dell’Esposizione Narrativa sviluppata da Schauer, Neuner, Elbert, l’approccio usato nel trattamento del Disturbo Post-Traumatico da Stress che ha come obiettivo quello di ricostruire i ricordi traumatici, attribuendo significati alle esperienze vissute.
Si ricorre a questa terapia quando il paziente vive in uno stato ansioso e stressante per un tempo più lungo del normale, dopo l’evento che l’ha scatenato.
Infatti, la nostra mente per difesa adotta stratagemmi ricorrendo a questi stati d’animo facendo vivere la persona in una continua sensazione di allerta e paura.
Inoltre, il paziente con disturbo post-traumatico da stress riporta spesso effetti negativi quali: ricordi intrusivi, reazioni emotive destabilizzanti (rabbia, collera, angoscia) a stimoli esterni non così importante da innescare questo tipo di risposte.
La Terapia dell’Esposizione Narrativa si basa sulla narrazione degli eventi traumatici per alleviarne i sintomi associati e permettere una ricostruzione del proprio vissuto e della propria identità, recuperando il passato antecedente ai fatti negativi.
A forza di raccontare, il paziente allenta la risposta emotiva al ricordo del trauma lasciando andare tutte quelle reazioni disturbanti che gradualmente perdono di potere, riacquistando autocontrollo, coerenza, senso di appartenenza a un contesto sempre più distaccato dall’evento traumatico.
Concludo dicendo che le storie narrate rappresentano un’ottima opportunità di crescita e recupero dell’equilibrio emotivo e benessere psicofisico, in quanto riescono a sbloccare, a sciogliere nodi anche molto stretti, e ad alleviare il disagio del paziente permettendogli di individuare il problema e di farlo emergere senza passare per l’angoscia e la sofferenza dell’elaborazione cosciente.
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