Figli transgender, una realtà sempre più diffusa perché se ne parla più apertamente e perché la disforia di genere non è più considerata espressione di una patologia psichiatrica.
Malgrado ciò, la questione resta delicata quando si tratta di figli piccoli o adolescenti. E apre tante finestre su una condizione disagiata, patita da chi resta vittima di pregiudizi e antipatie nei confronti della diversità.
Sofferta soprattutto dai genitori dei figli che a un certo punto della loro vita dichiarano apertamente di sentirsi altro da ciò che incarnano con la loro anatomia sessuale.
Per un genitore questa scoperta può arrivare come una batosta difficile da accettare, un vero e proprio trauma.
I sentimenti che si rincorrono in tanti genitori di figli trans sono diversi: disagio, vergogna, sensi di colpa, frustrazione, rabbia…
Ecco che in questi casi, un supporto psicologico può essere un valido aiuto per i genitori che faticano ad accettare il cambiamento dei loro figli.
Non siamo nati nella cultura della diversità
Tanti genitori che non accettano il cambio di identità di genere dei loro figli, sono genitori che soffrono.
Non si tratta di ostinata chiusura mentale, di vergogna degli altri, di rigidità o pregiudizio. La verità è che non siamo nati nella cultura della diversità. Non siamo abituati a concepirla.
Tutto ciò che esula dalla normalità deve passare attraverso la via crucis del rifiuto, dell’estraneità al fatto, della riconciliazione attraverso il dolore.
Solo negli ultimi anni si è aperta la spirale delle alternative nel campo della sessualità. Ma un conto è sentirne parlare, tutt’altro è vivere l’esperienza diretta nella propria famiglia o cerchia sociale. Qui la questione si fa più spinosa.
Ascoltando le storie raccontare dai genitori di figli transgender, spesso di bambini e adolescenti che dichiarano di non identificarsi con il genere di nascita, mi rendo conto di quanto sia destabilizzante il concetto di transizione da un’identità all’altra.
Ancor più lo diventa quando i figli transgender di un’età più adulta decidono di stravolgere la loro immagine, quella che fino a quel momento il genitore ha vissuto.
Ecco perché ritengo assolutamente importante prestare ascolto alle difficoltà e alle sofferenze dei genitori per aiutarli a comprendere e a supportare i loro figli lungo le varie fasi del cambiamento. Solo così è possibile evitare di veder crescere adulti infelici a causa di un rapporto insano con le loro famiglie d’origine.
Infatti, ritengo che la soddisfazione del realizzarsi nell’identità di genere percepita potrà essere davvero completa solo se inserita in un contesto accogliente e inclusivo per la persona transgender.
Ma questo, purtroppo, ancora oggi non accade, nonostante la depatologizzazione da parte del mondo psichiatrico della disforia di genere e la maggiore presenza di persone transgender nei media.
Educazione alla diversità, perché è ancora così complicato accettare
L’educazione resta a mio parere l’unico strumento per cambiare volto alla questione della diversità. Quella che a malincuore definisco tale agli occhi di la percepisce tale.
La parola diversità dovrebbe esistere solo per connotare un valore positivo, e non per segnalare una anomalia critica a sfavore del diverso. Ma siamo lontani da questo ideale in tanti aspetti.
È un concetto già espresso e gridato a gran voce, quello dell’educazione, ma che non sarà mai abbastanza assorbito.
L’obiettivo dell’educazione al rispetto dell’altro, qualsiasi sia la sua natura o orientamento sessuale, è quello di sopprimere l’infelicità dettata dall’esclusione, dal pregiudizio, dalla discriminazione.
Atteggiamenti questi che sferrano fendenti contro le esistenze di chi compie un percorso di trasformazione così importante e delicato.
Dovremmo partire proprio dalla famiglia. Aiutare la famiglia ad accettare anche la trasformazione agita attraverso la terapia ormonale.
Un passaggio difficile che spesso non viene condiviso nel modo corretto da un punto di vista emotivo, e che può sancire il distacco dei figli transgender dai loro genitori.
Per capire è importante sapere.
Cos’è la disforia di genere?
La parola ‘transgender’ si riferisce a una persona il cui sesso non corrisponde alla propria identità di genere.
Si parla di disforia di genere quando una persona convive con il disagio psicologico legato all’incongruenza tra il proprio sesso e l’identità di genere percepita.
Non è una colpa e non deve diventarne motivo. Non deve essere chiamato disturbo e bisogna sapere che la condizione interessa persone in età infantile, adolescenziale o anche adulta.
Le persone transgender possono fare cambiamenti in diversi ambiti per asserire la loro identità di genere: cambiare il proprio nome e le generalità indicate nei documenti, il proprio sesso e l’intero assetto ormonale.
I cambiamenti desiderati per vivere nel corpo percepito non sono e non devono essere considerati espressione di disturbi mentali.
È importante saperlo e costruire accettazione e comprensione sulla base di questa consapevolezza.
È importante anche sapere cos’ è l’identità di genere e come si distingue dall’orientamento sessuale.
L’orientamento si riferisce all’attrazione sessuale che proviamo verso un genere sessuale piuttosto che un altro.
Le persone transgender possono sentirsi nei panni sbagliati ma allo stesso tempo provare attrazione per il sesso opposto.
Il supporto per le persone con disforia di genere
Il sostegno che può aiutare le persone transgender con disagi legati all’ambiente familiare e/o al contesto sociale, a mio avviso e per mia esperienza, dovrebbe passare per un percorso di esplorazione emotiva del sé, delle proprie esperienze e dei propri obiettivi.
Durante questo percorso, però, il terapeuta non dovrebbe mai e in nessun caso interferire con le sensazioni più intime della persona, volendone capire e/o interpretare la natura.
Il supporto dovrebbe piuttosto accompagnare il paziente nel cambiamento della propria identità di genere, in tutti i suoi aspetti.
Il rifiuto crea il disturbo mentale
Voglio concludere questo mio intervento con una considerazione paradossale: è il rifiuto che crea il disturbo mentale.
Contrariamente a quanto si credeva, ossia che la disforia di genere fosse figlia della patologia, questa invece viene inoculata proprio dal rifiuto, dal senso di estraniamento che i cosiddetti “normali” instillano in chi non rientra nella schiera della sana maggioranza.
Sappiate, dunque, che è proprio il rifiuto familiare e sociale a creare gravi problemi di salute mentale tra le persone transgender. Problemi che contribuiscono all’immagine di sé negativa e che possono portare a forme estreme di disperazione ed esasperazione.
Ecco perché ritengo fondamentale costruire una forma di sostegno incrociata che tuteli la persona transgender ma anche la sua famiglia. Senza puntare l’arma bianca dello sdegno contro chi non ha sufficienti strumenti per capire, accettare e aiutare.
I genitori di figli transgender possono beneficiare della terapia familiare e dei gruppi di sostegno, utili per convalidare e condividere esperienze.
È importante creare un ambiente protetto soprattutto nelle scuole, dove bambini e adolescenti transgender sono spesso vittime di bullismo e discriminazione con gravi ripercussioni sul loro equilibrio psicologico ed emotivo.
Scrivetemi pure per un primo confronto in studio o anche online, se avete bisogno di chiedere informazioni sulle varie forme di aiuto e sostegno psicologico.
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