In questo articolo voglio parlare di come superare un lutto per ritrovare la voglia di vivere, e di quando diventa davvero necessario affrontare il dolore che non passa con un valido supporto terapeutico.
Fa parte delle vita anche se non siamo mai pronti per accettarlo. Anzi, meno se ne parla, meglio è perché la morte spaventa e irretisce.
Alcuni di noi, poi, vivono la perdita di una persona amata, cara, familiare, con un dolore tale da diventare persistente, ciò che definiamo lutto persistente, lutto complicato o patologico.
Come accettare il lutto per riprendersi dalla sofferenza
Fa parte della nostra cultura (o subcultura) quell’atteggiamento per cui è meglio non parlare di ciò che può riattivare dolore e tristezza.
Della morte, per esempio, meglio non parlarne. Capita spesso che anche nelle famiglie più unite, la morte di una persona diventi un argomento tabù.
Tanti di noi reagiscono alla perdita facendo finta di nulla, non parlando dell’evento e soffocandolo fino a creare tante piccole isole di sofferenza. Ma silenziare le emozioni finisce per privare della sana condivisione e per peggiorare le sensazioni di dolore.
Per liberarci del dolore ed elaborare il lutto, invece, dobbiamo accettarne l’esistenza, quindi riconoscerlo per diventarne consapevoli, lasciando fluire tutte le emozioni associate alla perdita che stiamo vivendo e provando sulla pelle: dalla disperazione alla rabbia, al senso di colpa.
Se reprimiamo le emozioni, rischiamo di vivere un lutto che pian piano diventa patologico. Mentre l’obiettivo è quello di raggiungere il benessere psicologico malgrado la perdita e la sofferenza.
Quando il lutto diventa patologico?
Il dolore è una risposta naturale alla perdita, ma al dolore non siamo preparati.
Alcuni lutti, poi, sono molto più difficili da elaborare rispetto ad altri, e rischiano di fagocitare tutto di noi fino a svuotare l’animo privandolo di ogni altra aspirazione.
Quando viene a mancare un genitore, un partner, una persona amica da una vita, il vuoto lasciato può diventare insopportabile e incolmabile. Può scuotere le fondamenta della tua esistenza e influenzare mente e corpo.
Chi perde la compagna o il compagno di vita, al grande dolore associa anche il senso di colpa e l’incapacità o il rifiuto di rifarsi una vita.
Possiamo classificare il dolore in due tipi: acuto e persistente.
La maggior parte delle persone sperimenta un dolore acuto che si prova nei primi 6-12 mesi dopo la perdita e che si lascia superare gradualmente.
D’altro canto, invece, l’incapacità di elaborare il lutto porta alcuni a sperimentare un dolore persistente.
Come riconoscere il lutto patologico (o persistente) e quando chiedere aiuto per continuare a vivere?
Riconosci il lutto persistente quando pensieri negativi, comportamenti ed emozioni quali tristezza, senso di colpa e rabbia, non svaniscono dopo ancora un anno dall’accaduto e raggiungono un livello di esasperazione tale da diventare ingestibili.
In presenza di questi sentimenti la persona può anche manifestare episodi depressivi o cadere in depressione, oppure sviluppare il più impegnativo disturbo post-traumatico da stress.
Se accade questo, bisogna affidarsi a uno specialista che può aiutare a superare il trauma e a metabolizzare il lutto per superarlo definitivamente.
Quali forme può assumere il lutto complicato
- Mancanza di accettazione
- Repressione delle emozioni
- Dolore cronico sofferenza prolungata e intensa
- Lutto traumatico (Disturbo Post Traumatico da Stress)
- Impossibilità di accettare il lutto a causa di emozioni come rabbia e senso di colpa che ne rallentano l’elaborazione
- Somatizzazione del dolore.
Quali terapie possono aiutare ad accettare un lutto?
Per il dolore acuto, come per qualsiasi altro evento della vita altamente stressante, si può ricorrere a strategie che possono aiutare a superare, o a gestire, lo stress derivante dalla perdita.
Possono essere adatti alcuni sport, attività o discipline che rilassano mente e corpo, come lo yoga, per esempio.
Uno studio pubblicato su Frontiers in Immunology nel giugno 2017 si concentra sugli effetti benefici di tipo molecolare di alcune attività su stress e ansia.
A volte, per alcune persone anche una semplice passeggiata quotidiana può dare ottimi risultati nell’alleviare ansia e depressione.
Per superare un grave lutto con risvolti più critici, invece, possiamo ricorrere a diversi approcci terapeutici:
- terapia cognitivo comportamentale
- terapia del dolore
- ipnositerapia
Personalmente, essendomi specializzata in ipnositerapia, posso consigliare questa tecnica che ho visto agire con molta efficacia su pazienti che vivono sia un dolore acuto sia un dolore da lutto persistente.
La terapia permette una buona ripresa entro tempi ragionevoli, con un alleviamento del dolore già dopo le prime sedute.
Questo fattore è importante per ricevere un segnale di riscontro dalla terapia e per ricaricarsi di energie per metabolizzare il lutto definitivamente.
I sintomi dello stress da lutto
Se nei giorni centrali del lutto o nel periodo subito successivo vivi alcuni brutti stati emotivi intensi, non lasciarti intimorire.
I sintomi dello stress da lutto esistono e possono manifestarsi attraverso queste forme:
- attacchi di panico
- disorientamento
- irritabilità
- disturbi gastrointestinali
- inappetenza
- disturbi del sonno (insonnia, incubi)
- difficoltà a concentrarsi
- pensieri intrusivi.
In conclusione,
se è vero che la morte ci spaventa e ci fa diventare omertosi perché parlarne porta male, tra i più superstiziosi, o perché causa tristezza e malinconia in chi ne ha vissuto le amare conseguenze, parlarne diventa necessario e terapeutico quando si vuol capire come superare un lutto per ritrovare il proprio equilibrio, liberandosi di quel gran peso sul cuore che spegne la vita.
Dott.ssa Elisa Cassi
Ho perso mia madre per covid il 29/04/2022. Sono rimasta distrutta. Io sono affetta da sindrome di churg strauss, per cui sono seguita da un reumatologo. Tale dottore per quasi 2 anni mi ha seguito con estremo scrupolo, per poi abbandonarmi dopo la perdita di mia madre. Gli ho inviato per mail l’esito delle biopsie dopo aver eseguito una gastroscopia, e non rispondendomi (in passato avevamo comunicato per mail sempre per motivi legati alla malattia) ho chiesto se avesse intenzione di non seguire più il mio caso, la risposta è stata che era molto impegnato col lavoro. Quindi quasi un lutto su un altro lutto. Con questo medico ho sempre comunicato solo per mail, non intendo più contattarlo. Non ho recapiti telefonici. Cosa potrei fare? Ormai sono trascorsi 8 mesi dall’ultima visita ed i valori di infiammazione erano molto alti. A chi mi devo rivolgere? La prego di aiutarmi grazie
Buonasera
Leggo ora la sua difficile situazione.
Le posso consigliare di cercare un altro reumatologo nella sua zona. Per poter essere seguita adeguatamente per la sua sindrome. Se i valori sono modificati deve essere assolutamente seguita da uno specialista reumatologo.
In bocca al lupo