“Non devi diventare ciò che non sei, ma esprimere con libertà quello che senti di essere…”
È una mia citazione. Quella del mio manifesto dedicato a tutte quelle donne che vogliono sapere come migliorare l’autostima e chiedono aiuto nel momento del risveglio.
Come accorgersi quando arriva il momento del risveglio?
Bastano pochi segnali per capire che è arrivato il momento di pensare a te stessa e di scoprire come migliorare l’autostima.
- Quando inizi a sentirti stanca del solito ménage e non hai più le riserve energetiche per dire “ma sì, in fondo non mi manca niente!”. Non è vero. Manca tutto quello che oggi ancora senti di non aver realizzato.
- Quando senti i racconti di altre donne che stanno realizzando qualcosa per loro stesse, e la tua sensazione di invidia ti porta a sentirti a disagio, ma in fondo quello che provi è solo un senso di “nausea” ormai insostenibile e la voglia di cambiare tutto.
- Quando in quegli attimi di verità ti dici la verità: che la tua vita fino a oggi è stata gran parte condizionata dalle paure che non hai saputo affrontare, dai giudizi o dai pregiudizi che ti hanno guidata lungo il percorso intrapreso, dagli schemi mentali e dalle aspettative di vita altrui. Siano essi genitori, mariti, figli, amici o colleghi.
- Quando perdi il controllo delle tue emozioni e le senti sempre derivare da quelle degli altri. Empatia? Sì, è un bel dono, ma fino a un certo punto perché altrimenti è un po’ come sentirsi vive e presenti a sé stesse solo per veder sorridere la mamma, il marito, il figlio, il fratello, e via di seguito.
- E, infine, quando guarda caso, inizi a soffrire di insonnia, di disturbi alimentari, di ansia, depressione e attacchi di panico. Perché quel qualcosa che dentro si è rotto, spezzato, urla e chiede di essere visto, accettato, riparato.
In tutte queste circostanze, non si deve aver paura delle sensazioni che si stanno provando. Possono essere forti nel destabilizzare ma in realtà sono solo il sintomo di una trasformazione che puoi abbracciare, anzi, con entusiasmo ed energia.
È un sistema che sta crollando, volente o nolente, per far posto ad altro.
Sono una Psicoterapeuta per donne che vogliono realizzare sé stesse e scoprire come migliorare l’autostima
In questo sistema che sta crollando, è facile sentire il bisogno di appoggiarsi a qualcuno. Ma purtroppo, spesso, non si riesce a trovare alleati in famiglia che comprendano la trasformazione.
Anzi, è più facile che accada il contrario perché chi è abituato a quella versione di donna, moglie, madre, figlia, sorella… non può capire (o accettare) fin da subito, e in modo indolore, le ragioni di un forte cambiamento. In qualche caso, è anche possibile che non riuscirà a farlo mai. Quando le relazioni sono diventate ormai tossiche.
Nel mio percorso di studi ho potuto comprendere la mia natura e su questa costruire la persona, la donna e la professionista che sono oggi.
Incontro ormai troppo spesso donne adulte che si sentono intrappolate in modelli di vita che non le rappresentano più dopo anni di “sì”.
Dopo anni vissuti ad annuire per quieto vivere o per eccessivo amore altrui, arrivano stanche e svuotate al sostegno psicologico con l’obiettivo iniziale di risolvere problemi concreti citati prima, ansia, stati depressivi, attacchi di panico, ecc., ma che poi diventa inevitabilmente quello di ricostruire la propria vita su tutt’altre basi.
Come pure, invece, incontro donne molto giovani che stanno iniziando ora la loro vita, e che però già sentono il peso dei modelli culturali spingerle verso tutt’altra direzione rispetto a quella che verrebbe naturale seguire.
Donne dietro le quinte, che si sacrificano e non sanno dire “no”
Molte donne, seppure con eccellenti risorse personali, non diventano mai consapevoli delle loro capacità.
Ma perché succede questo?
Non perché non ne abbiano voglia o perché non capiscano il valore del loro cambiamento, ma perché non ne hanno la forza, talmente abituate a vivere dietro le quinte, a sacrificarsi, a dire sempre “sì”.
Il loro assetto psichico ed emotivo, probabilmente forgiato dalla famiglia d’origine e negli ambienti derivati, è tale da indurle a mettere davanti sempre l’altro: il genitore, il partner, il figlio, il collega.
Come migliorare l’autostima quando il problema è la famiglia
Tante famiglie sono il covo di problemi che possono anche maturare nel tempo. Lì per lì non ci si accorge delle dinamiche logoranti, finché non arriva il momento delle rivelazioni.
Le donne con famiglie che hanno condizionato il loro modo di pensare e la loro autostima, ripetono schemi mentali assorbiti sin da piccole: perché era giusto così, non era corretto fare diversamente, anzi era addirittura assurdo e vergognoso anche solo parlarne.
Gli esempi di donne “obbligate” ad attenersi ai dogmi familiari sono infiniti. E nella mia esperienza ne ho incontrate tante con problemi di bassa autostima nello scegliere
- lo sport più vicino alle proprie attitudini
- il percorso di studi e la carriera desiderata
- la persona con cui condividere la vita.
Tante donne vengono cresciute nel contesto culturale che se non ti sposi e fai figli entro i 40 anni sei una sfigata, una donna che non è una vera donna.
E questo non è forse un condizionamento che demotiva spesso le donne a ritagliarsi una carriera soddisfacente, per far posto alle aspettative dei genitori che desiderano vederle in abito bianco e col pancione?
Quante altre donne che scoprono la loro omosessualità non riescono a viverla con libertà e con apertura, obbligate dalla famiglia a mettere tutto sotto il tappeto?
Non perché necessariamente vi sia ancora la segregazione (almeno si spera!), ma perché negano il loro amore, comprensione e accettazione alla loro figlia “diversa”.
E questo rifiuto diventa dolore, sofferenza, auto-sabotaggio, fustigazione.
Quando il problema è l’ambiente
Ancora oggi, in tutte le società moderne le donne devono combattere le loro battaglie di genere per essere quello che vogliono.
Sono considerate ancora deboli e troppo delicate emotivamente. Sono viste come incubatrici di ovuli da fecondare e mogli sulle quali fare affidamento.
La cultura sulla figura femminile è arcaica, pesante e dura a morire. E l’ambiente in cui viviamo, la società patriarcale che ancora sopravvive malgrado tutto, costruisce di generazione in generazione questo modello di ruoli socialmente accettabili per la donna come figlia, moglie e madre.
Gli esempi più tipici di questa mentalità ancora così operante possiamo vederli in ambito lavorativo. Il più delle volte, la donna viene considerata e inserita in un contesto professionale per ricoprire ruoli secondari, subordinati e sottopagati.
La scusa è sempre quella: alla donna non è permesso concentrarsi completamente sul lavoro perché prima o dopo diventerà madre. E questo atteggiamento spinge molte donne anche giovani a rinunciare ai loro sogni in virtù di una mentalità che profetizza una sorta di fallimento intenzionale che si sintetizza nella frase tipica: “Questo non è un lavoro da donna”.
Come migliorare l’autostima?
La soluzione sei tu.
Il primo libro sulla condizione della donna lo scrive Sibilla Aleramo tra il 1901 e il 1904. “Una Donna” è un libro autobiografico di ribellione alla soggezione femminile e di scoperta della dignità verso sé stessa.
Dopo un sofferto percorso interiore, e dopo anni di violenze subite dal marito, finalmente la protagonista decide di dare una svolta alla sua vita. Il suo è un puro atto di disperazione prima e di coraggio, poi, anche se non privo di dolore.
Ma il suo è un dolore che libera, non un dolore che soffoca.
Attraverso il dolore cresce, e la sua crescita è quella di una donna che ritrova l’autostima, l’integrità e la completezza per sentirsi capace di prendere le distanze dal contesto che l’ha costretta avvelenandole l’anima.
Il libro ebbe sin da subito un successo incredibile, diventando lo spunto per tante donne che hanno ingaggiato la battaglia contro i soprusi e le violenze degli uomini.
È poi diventato il manifesto di una rivendicazione femminista che ha portato alla nascita del movimento e dell’ideologia che ne rappresenta il fondamento.
Quello che interessa mettere in luce, qui, però, non ha nulla a che fare con il movimento femminista, quanto piuttosto con la donna che scopre come migliorare l’autostima per diventare libera e fiduciosa, al punto di non aver più bisogno dell’approvazione di nessuno.
Quello che mi preme passare come concetto, è l’importanza di scoprire sé stesse e diventare donne forti e consapevoli, capaci di dire “no”, di concentrarsi sui propri obiettivi e trovare la determinazione di realizzarli anche senza l’approvazione del partner o dei familiari.
Che sia intraprendere un percorso di studi o una carriera, senza lasciarsi condizionare dal continuo sminuire le proprie potenzialità, o che sia scegliere di condividere la propria vita con una persona che non è quella che i genitori, o la società, avrebbero voluto.
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