Negli ultimi 3 anni, il cambiamento che ha coinvolto l’organizzazione del lavoro nelle aziende ha portato qualcuno a sperimentare la cosiddetta settimana corta, con una riduzione dell’orario lavorativo a 4 giorni settimanali con un complessivo di 25-32 ore a seconda delle esigenze. In alternativa, un’altra idea prevede la riduzione quotidiana a 6 ore di lavoro per i canonici 5 giorni. Alcune aziende nei Paesi Scandinavi, in Nuova Zelanda, in Giappone, in Inghilterra e in Australia, stanno già attuando il nuovo metodo, rilevando una maggior produttività e un modo per ridurre lo stress lavoro correlato dei dipendenti. Il principio pare essere quello di “lavorare meno ma con più qualità, stando meglio dal punto di vista fisico e mentale”. Ma può funzionare questo metodo? E quali sono i benefici per la salute?
Perché le donne soffrono di stress da lavoro correlato più degli uomini?
Le donne soffrono di stress lavoro correlato molto più degli uomini. Questo fatto potrebbe suonare strano, visto che alla donna, per antonomasia, si associa una vita più casalinga, con orari di lavoro diversi quando è anche mamma, e dunque meno soggetta ai ritmi massacranti dell’ufficio. Inoltre, grosso modo, la maggior parte delle volte le donne ricoprono ruoli diversi con minori responsabilità, e ciò significa che non hanno poi tutte queste rogne da portare a casa, a letto, la sera.
Come gestire lo stress da lavoro per evitarne le conseguenze
Lo stress lavoro correlato è una condizione molto comune, riconosciuta dal D. Lgs. 81/08 e s.m.i., e con sintomi che possono diventare anche molto invalidanti. Ma ne conosciamo tutti i rischi? E come gestire lo stress da lavoro per evitarne le conseguenze?
È proprio così: lo stress da lavoro correlato è una condizione molto più comune di quanto si pensi. Solo che non è sempre facile accorgersene o prenderne atto, al punto che si rischiano conseguenze sia fisiche sia psicologiche che sociali.
Denuncia violenza sulle donne: perché è così difficile liberarsi degli abusi domestici?
Oggi vorrei parlare di un tema piuttosto attuale, anzi direi molto attuale: la difficoltà di denunciare la violenza domestica.
Sembra un paradosso ma è così: la donna vittima di abusi in casa, nel suo ambiente intimo, quello che dovrebbe rappresentare la sicurezza, non riesce a liberarsi del suo carnefice.
E infatti, un dato sconcertante è la mancanza di numeri certi sui casi di violenza domestica, perché purtroppo molte donne continuano a non denunciare, malgrado sia nota la frequenza con cui avvengono su scala mondiale (toccando milioni di donne in tutto il mondo), e nonostante i progressi fatti negli ultimi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare le leggi e i servizi per le vittime di violenza.
In questo articolo esploreremo le principali difficoltà che le donne incontrano quando cercano di denunciare la violenza, e discuteremo di come possiamo lavorare per superare queste barriere e garantire l’accesso ai servizi per riprendersi dalla violenza subita.
Vivere da single, può davvero rendere felici?
Quanto può essere praticabile la scelta di vivere da single? Possiamo davvero fare a meno di una vita di coppia?
Si dice che l’essere umano nasca per accompagnarsi, per amare e per riprodursi, ma cosa succede se vogliamo fare una scelta diversa da quella segnata dal mainstream?
Ne parlo in questo articolo, dove andrò anche a scomodare qualche dato tratto da alcune ricerche che hanno indagato sulla questione felicità e vivere da soli.
Come migliorare l’autostima femminile in un mondo che cambia con estrema lentezza e fatica
“Non devi diventare ciò che non sei, ma esprimere con libertà quello che senti di essere…”
È una mia citazione. Quella del mio manifesto dedicato a tutte quelle donne che vogliono sapere come migliorare l’autostima e chiedono aiuto nel momento del risveglio.
Figli Transgender, cosa fare quando è difficile accettare?
Figli transgender, una realtà sempre più diffusa perché se ne parla più apertamente e perché la disforia di genere non è più considerata espressione di una patologia psichiatrica.
Malgrado ciò, la questione resta delicata quando si tratta di figli piccoli o adolescenti. E apre tante finestre su una condizione disagiata, patita da chi resta vittima di pregiudizi e antipatie nei confronti della diversità.
Sofferta soprattutto dai genitori dei figli che a un certo punto della loro vita dichiarano apertamente di sentirsi altro da ciò che incarnano con la loro anatomia sessuale.
Per un genitore questa scoperta può arrivare come una batosta difficile da accettare, un vero e proprio trauma.
I sentimenti che si rincorrono in tanti genitori di figli trans sono diversi: disagio, vergogna, sensi di colpa, frustrazione, rabbia…
Ecco che in questi casi, un supporto psicologico può essere un valido aiuto per i genitori che faticano ad accettare il cambiamento dei loro figli.
Identità di Genere e Sessualità, quanti tipi di Gender?
Un argomento piuttosto controverso quello di identità di genere e sessualità, che spesso si preferisce non trattare o comunque farlo nelle opportune stanze, con lo specialista preposto al supporto del paziente nel suo tortuoso percorso di accettazione.
Percorso segnato dallo sconvolgimento personale messo al vaglio della sessualità biologica e del ruolo sociale, che ci vede colorati di rosa o di blu…
Ma cosa succede quando la nostra identità ha un colore diverso o si rappresenta con diverse sfumature di colore?
In questo articolo vediamo cosa significano identità di genere, sessualità e ruolo sociale, e come affrontare la propria “diversità”.
Come Riconoscere un Narcisista (i tanti volti di uno stesso problema)
In questo articolo vediamo come riconoscere un narcisista dai segnali più evidenti a quelli meno lampanti, che tratteggiano il profilo del tipo di personalità introversa, o narcisista covert (nascosto), che è più difficile da individuare ma altrettanto nocivo, se non disposto a farsi aiutare.
Il Profilo del Narcisista è oggetto di sempre maggiore interesse e ricerca. Forse perché questo disturbo è molto più comune di quanto si pensi?
Sono tante le persone che lamentano incontri con vulcanici individui fascinosi, pronti a dare il loro peggio non appena cade la maschera…
Ma, in realtà, la maschera la mette chi non sa come riconoscere un narcisista. Un po’ perché tutti abbiamo qualche tratto narcisistico, un po’ perché il profilo del narcisista può assumere diverse forme, restando anche nell’ombra… e un po’ anche perché perdiamo lo spirito critico quando veniamo presi all’amo e non riusciamo a liberarci.
Educazione all’affettività per bambini di 4° e 5° elementare
Il progetto Educazione Affettiva per bambini di 4° e 5° elementare di Montù Beccaria vuole favorire il potenziamento delle emozioni positive in età evolutiva, insegnare i valori universali e portare a un livello superiore le conoscenze dei vari aspetti dell’affettività.
Il percorso proposto consente agli alunni di focalizzare l’attenzione sulla dimensione relazionale dell’affettività, facendoli riflettere su atteggiamenti e comportamenti individuali e collettivi.