Cos’è l’ipnosi regressiva e come viene usata dallo specialista che ne mette in pratica la tecnica?
In primo luogo, si tratta di uno strumento della psicoterapia che deve essere utilizzato come tale.
Occorre depotenziare nel soggetto la relazione con l’ambiente esterno. Per far ciò, come afferma Milton Erickson, è necessario portare il paziente a una condizione di sonno profondo e riposante attraverso una serie di suggestioni di stanchezza e di sopore.
Successivamente si induce il fenomeno chiamato “regressione”. Milton Erickson con questo termine intende la capacità dei soggetti – che abbiano ricevuto appropriate suggestioni e istruzioni – di richiamare in vita ricordi, schemi comportamentali e abitudini di un periodo precedente che può giungere fino all’infanzia.
La liberazione (abreazione) e la rielaborazione dei contenuti emozionali favorirebbero il riequilibrio psicologico del soggetto. Secondo i sostenitori, è una metodologia utile, nel contesto di una psicoterapia, per far riaffiorare dall’inconscio ricordi, eventi o traumi che influenzano la vita presente del un paziente provocando dei problemi psicologici.
Il termine “regressiva” sta a indicare che con questa pratica si cerca di stimolare, in un soggetto in trance, la capacità di ritornare indietro nel tempo ricordando esperienze rimosse.
Prima di accedere al trattamento occorre una diagnosi preventiva seria, attuata da un medico o psicologo psicoterapeuta competente, perché occorre escludere i soggetti che non sono idonei all’ipnosi regressiva.
Le psicosi, i pazienti affetti da un quadro di depressione maggiore acuta, i bambini, gli adolescenti non devono essere trattati.
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